News a cura di Mattia Garrasi
Introduzione
A partire dal 2021, l’Europa ha affrontato un forte aumento dei prezzi al consumo, con l’inflazione che ha raggiunto il 10,6% nell’ottobre 2022. La BCE ha quindi risposto con una serie di aumenti dei tassi di interesse, raggiungendo il 4,5% nel settembre 2023. Grazie a questa manovra, da ottobre 2023, l’inflazione è tornata stabile, circa al 2%, e nell’ultimo mese è scesa sotto il livello target, attestandosi al 1,8%. Visti questi risultati, a giugno 2024 la BCE ha iniziato una nuova manovra di taglio dei tassi, che si attestano ora al 3,65% ma che si prevede saranno tagliati ancora nei prossimi mesi. Questi due fenomeni insieme marcano un cambio importante nella politica monetaria e nelle prospettive di crescita economica dell’Europa.
La discesa dell’inflazione nella zona euro sotto il 2% per la prima volta dal 2021 segna un traguardo importante, grazie al calo dei prezzi energetici e alla stabilizzazione delle catene di approvvigionamento. Questo porta sollievo a consumatori e imprese, ma solleva dubbi sul futuro della crescita economica. Il recente taglio dei tassi della BCE, in contrasto con la precedente politica restrittiva, mira a stimolare l’economia, facilitando l’accesso al credito e mitigando i rischi di una bassa inflazione.
Implicazioni per il mercato e gli investitori
Il calo dei tassi d’interesse rende il credito più accessibile, incentivando investimenti e consumi e sostenendo la crescita economica. Tuttavia, ciò riduce i margini di profitto delle banche e potrebbe segnalare difficoltà economiche, con effetti misti sui mercati, in particolare nei settori bancario e immobiliare. Nonostante la riduzione dell’inflazione, la ripresa in Europa rimane fragile, complicata da tensioni geopolitiche e un rallentamento globale. Inoltre, il taglio dei tassi potrebbe essere inefficace di fronte a un nuovo aumento dei prezzi energetici o peggioramento economico, esponendo l’Europa a rischi di stagnazione o deflazione.
Il taglio dei tassi influirà sugli investimenti obbligazionari e sui conti deposito, che torneranno a offrire rendimenti più bassi, rendendoli meno attraenti per gli investitori. Sul mercato obbligazionario, si prevede un aumento dei prezzi delle obbligazioni esistenti, minore interesse per nuove emissioni con tassi più bassi e una preferenza per obbligazioni a lungo termine, che offrono rendimenti più alti ma comportano maggiori rischi. L’eccesso di offerta di nuove obbligazioni potrebbe ridurre ulteriormente i rendimenti, distorcendo i portafogli degli investitori: un aumento di valore a breve termine, ma minori rendimenti sul lungo periodo.
Conclusione
Il taglio dei tassi e il calo dell’inflazione segnano una fase di transizione per l’economia europea, riducendo la pressione su consumatori e imprese, ma sollevando interrogativi sulla gestione del rischio di stagnazione da parte della BCE. La sfida sarà trovare un equilibrio tra stabilità dei prezzi e crescita economica sostenibile. Per gli investitori, c’è un potenziale guadagno a breve termine con l’aumento dei prezzi delle obbligazioni, ma un calo dei rendimenti futuri potrebbe spingerli verso alternative più rischiose, rendendo il mercato obbligazionario meno attraente rispetto agli ultimi anni.