Articolo a cura di Landoni Alessandro
Introduzione
Nel mondo del calcio inglese, ottenere la promozione in Premier League è il sogno di ognuno dei club che militano in Championship. È un obiettivo che promette non solo gloria sportiva, ma anche ricompense economiche considerevoli. Tuttavia, sempre più spesso questo salto si rivela un’illusione pericolosa. Nelle ultime due stagioni, 2023/24 e 2024/25, tutte e sei le squadre neopromosse dalla Championship sono state retrocesse al termine della prima stagione in Premier o, nel caso dell’annata attuale, sono già matematicamente retrocesse con largo anticipo. Questo è un dato allarmante, ancora di più se si considera non solo la retrocessione, ma anche e soprattutto il divario di gioco e risultati dimostrati nel corso del campionato, trend come questo mettono in luce un divario strutturale tra i due principali livelli del calcio inglese, alimentato principalmente da dinamiche economiche che penalizzano gravemente le neopromosse.
Il divario economico tra Premier League e Championship
Il principale ostacolo che impedisce alle squadre neopromosse di rimanere in Premier League è di natura economica. La massima serie inglese vanta ricavi televisivi e commerciali enormi: nel solo 2023, le entrate centralizzate hanno distribuito oltre 2,5 miliardi di sterline tra i 20 club partecipanti. Al contrario, le squadre di Championship devono fare i conti con un mercato domestico limitato, sponsor meno remunerativi e diritti TV che coprono solo una frazione dei costi operativi. Anche i cosiddetti “parachute payments”, ovvero le indennità destinate alle retrocesse, servono più a mantenere un vantaggio competitivo nella seconda divisione che a garantire una reale stabilità nella prima. Questo crea un doppio squilibrio: da un lato, le neopromosse faticano a costruire organici competitivi in tempi brevi; dall’altro, i club già presenti in Premier hanno bilanci solidi, organici rodati e capacità d’investimento superiori.
Le difficoltà delle ultime neopromosse
La stagione 2023/24 ha visto la promozione di Burnley, Sheffield United e Luton Town. Tutte e tre le squadre hanno chiuso il campionato nelle ultime posizioni. Il Burnley è una squadra che ha parecchia esperienza in Premier nell’ultimo decennio ma, nonostante le molte apparizioni nel campionato, non è mai riuscita a ritagliarsi uno spazio duraturo nella competizione. La squadra era guidata da Vincent Kompany, che al momento si trova al Bayern Monaco e sta per vincere con i bavaresi la Bundesliga: la proposta di gioco del belga è sempre stata più che valida, purtroppo la differenza nel valore della rosa con le compagini già affermatesi in Premier si è rivelata insormontabile. Stesso discorso si può fare per lo Sheffield United, che ha faticato sin dalle prime giornate, chiudendo con una delle peggiori difese della storia recente. Ultima retrocessa di quell’annata fu il Luton Town che, oltre ad una rosa di livello inferiore, ha dovuto fare i conti anche con un’importante arretratezza degli impianti, a causa di uno stadio e un budget ai limiti della sostenibilità per il massimo livello.
Nel 2024/25 la storia si è ripetuta: Leicester City, Ipswich Town e Southampton sono salite dalla Championship con entusiasmo, ma a tre giornate dalla fine del campionato sono tutte e tre già matematicamente retrocesse. Il Leicester, nonostante potesse contare su un’importante storia recente in Premier e sull’esperienza del capitano Jamie Vardy, ha sofferto fin da subito per un mercato limitato e una rosa non all’altezza; l’Ipswich, tornata in Premier dopo più di vent’anni, ha mostrato buone intenzioni, con un gioco aperto e coraggioso che ha messo in risalto diversi talenti della rosa, purtroppo l’inesperienza e la mancanza di concretezza si sono rivelate ostacoli troppo grandi da superare; il Southampton, invece, ha sofferto incredibilmente fin dall’inizio della campagna, cambiando allenatore già a Dicembre senza grande successo e confezionando una delle annate di Premier peggiori degli ultimi tempi sia per gioco che per risultati.
Conclusione
La retrocessione immediata di tutte le neopromosse che la Premier ha incluso negli ultimi due anni è il sintomo evidente di un sistema sempre più squilibrato. Il “miracolo” della promozione si scontra con una realtà cinica in cui l’accesso alla Premier League richiede, più che mai, risorse economiche, infrastrutture moderne e pianificazione a lungo termine. Finché non verranno adottate misure per ridurre l’abisso tra le due categorie, come una redistribuzione più equa dei diritti TV o incentivi strutturali per le neopromosse, la Premier continuerà a essere una fortezza impenetrabile per chi vi accede dalla porta principale. La Championship rischia così di diventare un limbo: troppo forte per restare fuori dalla Premier, troppo fragile per restarci.