Il fenomeno del Delisting

Articolo a cura di Pasquale Di Bartolomeo

Introduzione

Il fenomeno del delisting nel 2024 rappresenta una valida alternativa ormai presa in considerazione da tutte le società quotate in borsa. Essa si caratterizza per la volontarietà di ritirare il capitale di funzionamento dal mercato, attraverso un’operazione che prende il nome di delisting. Questo processo ha ricevuto crescente attenzione in tutto il mondo finanziario, in seguito alle dinamiche complesse e alle sfide affrontate dalle aziende nel mantenere la propria presenza sul mercato azionario. A livello globale, il delisting è diventato un fenomeno diffuso che coinvolge un’ampia gamma di società, indipendentemente dalle loro dimensioni o settori di appartenenza. Le ragioni alla base del delisting sono molteplici, spesso generalizzate o settoriali, ma possono essere ricondotte a due principali cause: l’aumento dei costi operativi e la minore attrattività dei capitali del settore.

I Costi di Gestione

Nel 2018, è stata pubblicata una letteratura scientifica dal titolo “The Decision to Delist from the Stock Market: Theory and Empirical Evidence”, la cui pubblicazione contribuisce significativamente alla comprensione di questo fenomeno e fornisce un importante punto di riferimento per l’analisi delle motivazioni che conducono le società ad uscire dal mercato borsistico. Il fenomeno del delisting, quindi, è strettamente correlato al crescente carico dei costi di vigilanza che le società quotate devono affrontare.  La principale sfida che devono affrontare è il reticolo dei controlli a cui sono sottoposte. Questo reticolo implica una serie di organi di vigilanza, sia interni che esterni, che si sovrappongono e si intrecciano, creando un sistema policentrico che può essere inefficiente e oneroso. Da un lato, ci sono gli organi di vigilanza esterni, come in Italia la Consob (Commissione Nazionale per le Società e la Borsa), che impongono regolamenti e normative rigorosi che le società quotate devono rispettare.

Il ruolo dell’azionista:

Ponendo adesso l’attenzione non più sulla decisione della società ma su quella dell’azionista di controllo, seguito di un’operazione di M&A, e la valutazione di uscire o meno dal mercato borsistico, la ricerca scientifica pubblicata nel 2023 dal titolo “Ex-ante determinants to delist or not delist targets after an M&A” permette di trarre delle considerazioni fondamentali. Nel contesto delle fusioni e acquisizioni (M&A), la decisione riguardo il mantenimento o meno della quotazione in borsa dei target dopo la transazione riveste significative implicazioni sia per le società acquirenti che per quelle target, nonché per i loro azionisti. Una comprensione dettagliata dei determinanti ex-ante che influenzano questo processo decisionale è cruciale per gli stakeholder che navigano le complessità della consolidazione aziendale. Approfondire le intricate dinamiche che circondano le decisioni di delisting dopo le attività di M&A, con particolare attenzione all’influenza degli azionisti di minoranza, risulta quindi fondamentale. L’analisi rileva che il principale azionista tende generalmente a mantenere la società target quotata in borsa, sostenendo che questa scelta strategica è giustificata dalla sua posizione di potere nel determinare il destino aziendale. Basandosi su prove empiriche, in particolare attraverso il modello di valutazione patrimoniale di CAPM (Capital Asset Pricing Model) ed esaminando metriche chiave come i CARs (Cumulative Abnormal Returns) societari, viene delineata l’intricata interazione tra le fluttuazioni di mercato e le considerazioni di delisting. In particolare, la ricerca evidenzia una correlazione discernibile in cui l’azionista di maggioranza contempla il delisting solo in risposta a un marcato declino nei CARs dell’azienda, indicativo di rendimenti ridotti e turbolenze di mercato sottostanti. Viene poi stabilita una correlazione tra le fluttuazioni di mercato e le considerazioni di delisting, osservando che il principale azionista valuta il delisting solo di fronte a un significativo declino nei rendimenti anomali cumulativi dell’azienda.

Conclusioni:

Le conclusioni mettono in risalto il calcolo strategico degli azionisti minoritari, che mirano a massimizzare il valore per gli investitori considerando attentamente le dinamiche di mercato. L’approccio empirico rafforza la solidità delle osservazioni, confermando la loro rilevanza nell’ambito delle fusioni e acquisizioni.


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