Gli NIL Deals in NCAA, come gli atleti-studenti americani diventano milionari

Articolo a cura di Landoni Alessandro (ig: landoni.alessandro)

Introduzione

Il sistema sportivo americano è molto diverso da quello europeo, anche a livello giovanile: i talenti americani crescono infatti nelle squadre affiliate alle loro scuole prima e università poi, a differenza degli europei che si appoggiano a società sportive vere e proprie per la formazione dei giovani. Negli ultimi anni, tuttavia, grazie al boom definitivo che ha colpito le competizioni dell’NCAA, la lega americana per lo sport universitario, i profitti delle diverse squadre sono impennati, portando ad un dilemma morale: i giocatori, pur essendo studenti dell’istituto di istruzione, non dovrebbero godere dei guadagni che generano, venendo effettivamente retribuiti?

Gli NIL deals, da studenti a superstars

È in questo contesto che, nel 2021, sono stati approvati dall’NCAA i nuovi regolamenti NIL, letteralmente “Name, Image and Likeness”. Queste nuove direttive permettono agli atleti-studenti di gestire privatamente la loro immagine, accordandosi in maniera autonoma con agenti e aziende, in modo da pubblicizzare prodotti e servizi sfruttando il loro nome e status per fare da sponsor, ricavando somme considerevoli da queste operazioni. In questo modo le università non devono sborsare neanche un dollaro a favore delle loro star; tuttavia queste riescono a lucrare comunque sulle loro performance, senza aspettare il salto al professionismo e permettendo di prolungare la loro istruzione senza rinunciare a sostanziosi stipendi. Il nuovo modello sembra insomma fare contenti tutti, riducendo al contempo un fenomeno illecito che avvelenava il sistema di sport collegiale da anni: molte università “corrompevano” i talenti uscenti dalle superiori, promettendo grandi somme di denaro e beni di lusso in cambio di una firma che ne assicurasse le prestazioni sportive.

Football, Basket e tanto femminile: le rockstar dell’NCAA

Tra basket, calcio e soprattutto football americano, andiamo a conoscere le star con i guadagni più alti. Per la pallacanestro, soprattutto quest’anno, a dominare è il femminile, in particolare con Caitlin Clark, che nella passata stagione ha incassato ben $3.1 milioni dai suoi sponsor, tra i quali figurano State Farm, Gatorade e soprattutto Nike; dietro di lei la sua più grande rivale, Angel Reese, che nel suo ultimo anno alla Louisiana State University (la stessa frequentata ai suoi tempi da Shaquille O’Neal per intenderci) ha racimolato $1.8 milioni grazie a Reebok, Amazon e Beats By Dre. Per gli uomini invece a farla da padrone è Shedeur Sanders, quarterback della Colorado University e figlio di Deion Sanders, attuale coach proprio di Colorado ed ex giocatore professionista, capace di vincere due Superbowl; Shedeur è attualmente valutato $4.6 milioni, solamente $100.000 in più di un altro famoso figlio d’arte, Bronny James, primogenito di Lebron, che dopo la sua unica stagione a USC (University of Southern California) si è inaspettatamente dichiarato al draft dell’NBA, nella speranza di poter calcare insieme a suo padre i parquet della lega cestistica migliore al mondo la prossima stagione.

Conclusioni

Nonostante i profitti milionari sono in molti a rimanere scettici per quanto riguarda gli NIL. I giovani sono stati infatti messi nella posizione di guadagnare liberamente sulla loro immagine, ma questo non cambia il fatto che non ricevono nulla dalle loro università, che invece fatturano milioni di dollari tra biglietti delle partite, giocate in stadi che contengono fino a 100.000 (sì avete letto bene) persone, e diritti televisivi. Il fatto che la pesante retta del college venga azzerata tramite borsa di studio non sembra abbastanza, soprattutto considerando che le università non devono spartire con nessuno i loro immensi profitti. Sono state recentemente sollevate proposte che prevedono di stipendiare gli studenti-atleti, ma nulla di concreto sembra dover succedere nel breve periodo, portando molti di questi giovani a dichiararsi precocemente al draft delle leghe professionistiche, rinunciando di fatto alla loro educazione ed esponendosi maggiormente al rischio di non essere pronti, bruciandosi la carriera e i tanto agognati stipendi milionari.

FONTI:         https://www.ncaa.com/             https://www.on3.com/                https://www.nytimes.com/   


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