Local News a cura di Lorenzo D’Ambrosio
Lo stabilimento Beko Europe di Cassinetta di Biandronno, in provincia di Varese, è stato protagonista negli ultimi mesi di una complessa e delicata vertenza industriale. La multinazionale turca Arçelik, proprietaria del sito dopo l’acquisizione delle attività europee di Whirlpool, aveva annunciato un piano di ristrutturazione che prevedeva la chiusura di due delle cinque linee produttive dedicate ai frigoriferi, con un impatto diretto su 541 lavoratori dello stabilimento varesino e un totale di 1.935 esuberi in tutta Italia.
Le motivazioni addotte dall’azienda facevano riferimento a un forte calo della domanda, a una capacità produttiva utilizzata solo al 38% e a significative perdite economiche registrate negli ultimi esercizi. L’annuncio aveva provocato una forte reazione da parte dei lavoratori, delle organizzazioni sindacali e delle istituzioni locali e nazionali.
Il Governo italiano aveva definito il piano “inaccettabile” e aveva valutato l’ipotesi di ricorrere al Golden Power per tutelare l’occupazione e la continuità industriale, mentre la Provincia di Varese aveva attivato un tavolo politico permanente per affrontare la crisi con un approccio condiviso. Numerose sono state le iniziative di mobilitazione promosse dai lavoratori e dai sindacati, tra cui scioperi, cortei e presìdi davanti alla fabbrica, con l’obiettivo di scongiurare i licenziamenti e ottenere garanzie sulla permanenza produttiva del sito.
Dopo sette mesi di confronto serrato e tredici incontri ufficiali tra le parti, il 14 aprile 2025 è stato siglato presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy un accordo che rappresenta un punto di svolta nella vertenza. L’intesa prevede il mantenimento della produzione di frigoriferi a Cassinetta e la rinuncia da parte dell’azienda a qualsiasi licenziamento unilaterale fino al 31 dicembre 2027. Gli esuberi, ridotti rispetto alla previsione iniziale, saranno gestiti esclusivamente attraverso uscite volontarie individuali e incentivate, e coinvolgeranno circa 150 impiegati e 300 operai.
L’accordo include inoltre un piano di investimenti pari a 136 milioni di euro destinati al sito di Cassinetta, superando l’impegno inizialmente previsto di 100 milioni di euro su scala nazionale. Le rappresentanze sindacali, pur accogliendo con soddisfazione il risultato raggiunto, hanno evidenziato come si tratti di un accordo di conservazione e non di rilancio, e hanno sottolineato la necessità di una vigilanza costante sulla concreta attuazione degli impegni industriali.
Questa vicenda ha messo in evidenza non solo l’importanza del sito produttivo varesino, che occupa circa 2.200 lavoratori diretti e genera un indotto di oltre 6.000 addetti, ma anche il valore della mobilitazione collettiva e della coesione territoriale. Al tempo stesso, ha sollevato preoccupazioni più ampie circa la competitività del comparto europeo degli elettrodomestici, attualmente esposto alla pressione di prodotti importati a basso costo, in particolare dal mercato cinese. Il caso Beko si configura così non solo come una vertenza locale, ma come un banco di prova per la politica industriale italiana ed europea in un contesto globale in rapida evoluzione.