La diga più grande al mondo: quando in Cina la geopolitica incontra la finanza

Articolo a cura di Emma F. Caporalello


La Diga delle Tre Gole, oltre ad essere il più grande progetto idroelettrico al mondo, racconta molto su come la Cina vede il potere e la finanza. Pensandola in termini più vicini a noi, sarebbero 21 miliardi di euro, messi insieme da banche controllate dallo Stato, tutti investiti in un’unica opera che trasforma un fiume in energia. Guardandola, si capisce subito come Beijing non si limiti a coordinare la costruzione di infrastrutture in Cina, ma usi il capitale, il controllo statale e una pianificazione attenta per rafforzare la propria posizione economica e politica, dimostrando che in Cina la finanza può risultare in un vero e proprio strumento concreto di strategia e progetti ambiziosi.

La finanza come strumento d’autonomia

Al di là dell’ingegneria colossale della diga c’è un’idea chiara: l’allocazione ottimale delle finanze può garantire sicurezza e indipendenza. Con oltre 22.500 MW di energia prodotta, la Cina riesce a ridurre la dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili, proteggendo l’economia da shock esterni e fluttuazioni dei mercati globali. Questo approccio dimostra come investimenti massicci, sostenuti da capitali statali, possano diventare leve strategiche con influenza mondiale.

Soft power ed un modello esportabile

La diga risulta essere quindi il manifesto della capacità cinese di pianificare e realizzare progetti giganteschi e mostra al mondo un modello di finanza e sviluppo guidato dallo Stato. Lo stesso concetto si ripete nelle operazioni della Belt and Road Initiative, dove prestiti e investimenti infrastrutturali nei paesi partner generano non solo benefici materiali, ma anche legami politici e dipendenza economica. In entrambi i casi, Beijing mostra che la finanza può essere un’arma silenziosa di prestigio e influenza internazionale.

Rischi e considerazioni

Nonostante i successi, la diga presenta anche alcune problematiche; trasferimenti di popolazione, impatti ambientali e rischi geologici mostrano che grandi progetti finanziati dallo Stato comportano anche costi sociali e potenziali tensioni politiche. Questo parallelo vale anche per gli investimenti BRI: gli stessi strumenti che possono consolidare l’influenza cinese comportano rischi di indebitamento o instabilità nei paesi partner.

Conclusione

La Diga delle Tre Gole è un esempio chiaro di come la Cina trasformi la finanza in geopolitica: un investimento massiccio, un’opera simbolica e un modello replicabile all’estero. Così come la diga domina il fiume Yangtze, la finanza cinese mira a dominare flussi di capitale e rapporti di potere su scala globale, dimostrando che nel 21°secolo la vera influenza passa anche attraverso il controllo dei flussi finanziari.

Fonti

Corriere della Sera – “Inaugurata la diga più grande del mondo”, 20 maggio 2006

https://www.corriere.it/Primo_Piano/Esteri/2006/05_Maggio/20/diga.shtml

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